Santa Maria in Monticello

Costruita sopra una piccola collinetta che si affaccia su piazza Cavour in centro paese, l’edificio si presenta con un’architettura semplice, ad unica navata con l’abside semi circolare.

L’edificio è orientato perfettamente sull’asse levante-ponente avendo l’ingresso rivolto ad ovest e l’abside a est.

Una scalinata conduce al piccolo sagrato da dove si può ammirare la semplice facciata caratterizzata da due lesene (pilastri) che sorreggono il frontespizio triangolare.

Al centro della facciata ha sede il portale di ingresso sormontato da un motivo ornamentale a cartocci di età barocca. Al di sopra di esso si trova un’ampia finestra anch’essa dalle finiture barocche.

Sul lato rivolto a sud (verso via D’Annunzio), trovano spazio il campanile e l’edificio della sagrestia sul quale è visibile un’antica meridiana.

Una volta all’interno, salta ben presto all’occhio l’estremo rigore dovuto alla semplicità della navata, dovuta anche al fatto che non vi siano cappelle laterali. L’illuminazione avviene attraverso due finestrelle poste sul lato nord e una sul lato sud.

Sempre sul lato meridionale, sono visibili alcuni resti di affreschi romanici scoperti durante alcuni lavori di restauro nel 1975.

Al centro dell’abside, si trova l’altare ove è presente l’icona cinquecentesca che rappresenta la Beata Vergine che allatta il Bambin Gesù. L’affresco, purtroppo, si presenta rovinato a causa dell’incuria di alcuni restauratori durante i lavori eseguiti. In origine, tale affresco si trovava sulla parete meridionale, vicino al campanile. Fu trasferito sull’altare nel 1745.

È probabile che la chiesa fu utilizzata come luogo di sepoltura della famiglia degli Arnolfi, come suggerisce una lapide di epoca carolingia (conservata presso il Battistero di Arsago) in cui si attesta la sepoltura dell’illustre Arnolfo II da Arsago, diventato arcivescovo di Milano nel 998.

Nel coro, si possono osservare due statue di legno, una raffigurante San Giuseppe con in mano un bastone fiorito, l’altra raffigura Santa Caterina con in mano la ruota dentata, strumento di tortura con la quale venne uccisa per volontà di un imperatore romano di stanza ad Alessandria d’Egitto.

Durante la prima metà del 700, l’edificio subì notevoli restauri che cancellarono la precedente architettura che nasceva a due navate con absidi ed altari laterali.

Sulle pareti della navata, si trovano appesi a specchio, due dipinti, uno raffigurante la Strage degli Innocenti e l’altro la Visione di Santa Teresa d’Avila donati alla chiesa nel 1750 dall’allora prevosto don Melchiorre Migliacchetti.